Caldo, fiamme e la solita memoria corta

10 agosto 2025

Un uomo lavora al computer in una stanza fredda, con ventilatore e aria condizionata, mentre fuori dalla finestra una foresta brucia sotto il sole rovente. Un contrasto simbolico sul cambiamento climatico e l’indifferenza umana.

L’estate 2025 sarà ricordata come una delle più calde e distruttive degli ultimi decenni. Temperature oltre i 45 gradi in Italia meridionale e Spagna, incendi diffusi in Grecia, Croazia e Sicilia, mari che sembrano caldaie più che ecosistemi. È un copione che conosciamo bene, e che ogni anno sembra riscriversi con una sola differenza...

Peggiora!

Le immagini di intere colline in fiamme, i villaggi evacuati, le persone stremate dal caldo sono ormai parte del nostro paesaggio mentale. Si parla di emergenza climatica, ma la parola "emergenza" ha perso senso: non si può vivere in emergenza permanente. È diventata la nostra normalità, e forse è questo il punto più inquietante.

Il vero problema che sta alla base di tutto non è il caldo. Né gli incendi. È l’abitudine. Ci si abitua a tutto, anche alla catastrofe, se avviene abbastanza lentamente. Ed è lì che l’essere umano si rivela davvero per quello che è: l’incendiario di casa propria.